Il cammino dell’Essenza

«Camminavo e cantavo, perché, quando sono felice, devo assolutamente canticchiare qualche cosa per me solo, come ogni uomo felice che non ha né amici né buoni conoscenti e che, in un momento di gioia, non sa con chi condividerla».

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Così scriveva Dostoevskij ed è proprio così che faccio ogni giorno: cammino e canticchio tra gli olivastri, il lentisco e il cisto, la lavanda selvatica;  un’orda di gatti al seguito che mi intrattiene con lotte e acrobazie e sembrano dirmi “guarda quanto siamo bravi!”.
Mi è sempre piaciuto camminare in campagna. E’ passato tanto tempo da quando, nei tiepidi pomeriggi primaverili, portavo con me la mia bambina perché potesse apprezzare e godere del chiassoso silenzio della natura, della sua maestosa semplicità. Lei non amava i miei silenzi, a malincuore li rispettava, ancora non capiva che in certi luoghi bisogna solo ascoltare. I miei silenzi volevano insegnarle il rispetto, la sacralità della terra.

E così è stato.

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Ora, qui, all’Essenza cammino e canticchio, cammino e ascolto.
Oltre questa Oasi, là fuori, il mondo: sento di appartenere all’essenza e l’essenza appartiene a me.
La sincerità di questo posto mi disarma: niente fronzoli, nessun inganno. Naturalezza e spontaneità.
Cammino e canticchio, cammino e ascolto. Tra gli olivastri, il lentisco e il cisto, la lavanda selvatica.
Ora – qui – all’Essenza.

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Marina

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camminare all'essenza

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