Fuochi di S.Antonio: Sardegna, l’isola che danza

16 Gennaio – Sant’Antonio Abate

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La Sardegna è l’isola che danza fin nelle sue viscere.
Qui, dove in inverno i raggi caldi sulle cale lasciano il posto a nevi e fuochi, danzano le acque dei mari che baciano la terra, danzano gli steli e le cime degli alberi, le nuvole, le rive, i chicchi di grano dentro i cesti. Danzano le ombre dei vicoli e le luci dei lampioni, i borghi interi, persino, ciascuno coi propri inarrestabili abitanti: danzano in cerchio presi per mano, in un incontro ondeggiante che si fa rappresentazione e proposta di amicizia, si fa catena, rete, insieme ordinato di inviti alla bellezza. Vestiti di bianco, nero e rosso, danzano in tondo uomini e donne che tacciono nel linguaggio millenario del silenzio e si capiscono con il loro sguardo acuto. Ballu tundu, passu torrau, su dillu, sono solo alcune delle varianti danzanti dei cerchi sacri, per auto avverare la profezia di fertilità e buoni raccolti: perché la terra è madre e la Sardegna è l’Isola femminile per eccellenza.

E così si snocciolano una serie di eventi ancestrali organizzati in un’unica radice di manifestazioni tra autunno, inverno e primavera: per svelare una Sardegna che è anche magia, arte, tradizione. E non solo: i contenuti fortemente identitari a livello locale si accompagnano all’ospitalità e alla ristorazione, alle produzioni artigianali e all’enogastronomia isolana. Pani, dolci e vini, infatti, ben si sposano con il valore storico e artistico di gioielli e tessuti, strumenti e canti a tenores, in un vortice di maestria e maestosità che permea questa terra dalla forma di impronta divina.

All’interno di questa grande unità – che è, a tutti gli effetti, integrità – ogni singolo elemento ha un’importanza strategica; ecco perché tutte le comunità partecipano alle grandi feste con il loro bagaglio di conoscenze e radicate capacità di millenni, consolidando all’unisono il patrimonio regionale: mantenendo però sempre vive le sfumature e le sfaccettature che ogni luogo originariamente possiede.
La storia ci insegna non solo a riconoscere chi siamo e da dove veniamo, ma soprattutto a farci da passaporto per il futuro, permettendoci di riscoprire, con vitalità e autorevolezza, un presente in cui essere ancora una volta protagonisti del nostro tempo.

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balli Torpè

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I Fuochi di S. Antonio

 

Brezza di terra viva, odore pungente di vino rosso e torrone. Profili belli nell’oscurità della notte. Fiamme devote alla luna.
È il crepitio scintillante della festa, che prende il via al tramonto con i Fuochi di Sant’Antonio: feste popolari che in Sardegna scandiscono il mese più freddo a dispetto di tremori e gelide serate, per rendere l’inverno tanto prezioso quanto i mesi caldi. E mentre la luna fa l’occhiolino ai falò – raccontando storie sarde antiche di secoli, con la sua pelle rugosa e saggia – la Sardegna intera comincia a ballare. Leggermente, impercettibilmente, movimenti minimi come piccoli sussulti dell’anima. Launeddas e fisarmoniche, armoniche e organetti, canti a chiterra e percussioni di campane e ossa. Fiammelle gialle e rosse riscaldano il cuore e le mani, spazzando via lo strato di polvere e oblio che si sedimenta quando arrivano i freddi: incitando la primavera ad arrivare puntuale e generosa.

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Il ritmo è quello naturale delle stagioni: ed è attraverso i fuochi che il ritmo si compie, la profezia dell’isola che danza si autoavvera, la narrazione del ciclo vitale si forgia. È un fuoco che forma, che fa crescere i bambini e gli uomini, che fa belle le ragazze e le donne, è un fuoco valoroso, sapiente, vigoroso, un fuoco che svela segreti e celebra la vita. Rami e trame, tramandate in tradizioni orali di generazione in generazione, gocce di eternità nate da cerimonie sacre preistoriche.
Era di notte. Secondo la leggenda, Sant’Antonio discese agli inferi per rubare il fuoco al diavolo con l’inganno, nascondendolo all’interno del suo bastone cavo e poi donandolo generosamente agli uomini infreddoliti e miseri. Calore, ristoro e luce fu. E ancora oggi, per omaggiare il Santo donatore di fuoco e fiamme, in tutta l’isola si festeggiano in diverse modalità i Fuochi di Sant’Antonio, Santu Antoni ‘e su Focu.

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Da una parte all’altra della Sardegna i Fuochi di Sant’Antonio hanno molti nomi: sos focos, sos o’os, is fogus, is fogaronis o fogadonis, foghilloni e fogoni, su fogulone e s’ogulone, sa ochina, sas frascas, is sèlemas e sas sèlemas, su romasinu, is tuvas e sas tuvas. Ecco, qui di seguito, il più vicino a noi e uno dei più importanti in tutta l’isola: il regno de sas frascas in Baronia. Indiscussi protagonisti di queste feste popolari sono per l’appunto le frasche… accompagnate di volta in volta, a seconda del luogo, da numerose altre piante endemiche dell’Isola.

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Sas Frascas

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Corbezzolo, lentischio, cisto. Sono loro, protagonisti tra le frasche tipiche della macchia mediterranea, a dare il nome ai fuochi della Baronia, la zona che si estende lungo la costa orientale sarda. Le frasche prendono quindi completamente il posto dei tronchi. E sono frasche estremamente profumate, che mentre bruciano emanano un’intensa fragranza aromatica. Nei giorni precedenti la festa gli uomini girano le campagne al grido di Ajò a sa frasca, ajò a sa selema, “andiamo a raccogliere le frasche”, accatastandole nelle campagne stesse, generalmente di proprietà di parenti e amici. Per loro, la festa è cominciata già da una settimana e la parte più divertente consiste proprio in questa raccolta in cumpanzia, durante la quale si beve tanto vino di annata. Il giorno della vigilia, il 16 gennaio, le frasche vengono trasportate all’interno del paese e al loro interno viene inserito un palo con una croce di agrumi sulla sommità. Dopo i riti liturgici e la benedizione del fuoco, in alcuni paesi i giovani scalano il palo per sfidare le fiamme e catturare la croce di agrumi. A quel punto si dà il via alla festa vera e propria, a cui partecipa l’intera comunità con balli e canti, vini e di dolci. Gli agrumi della Baronia sono celebri per la loro squisitezza in tutta l’Isola.
I luoghi de sas frascas: Budoni e frazioni, La Caletta di Siniscola, Lodè, Orosei e frazioni, Posada, San Teodoro e frazioni, Torpè e frazioni.

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Balli sardi

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Curiosità

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Il 17 gennaio, giorno dei Fuochi di Sant’Antonio, coincide con la prima uscita delle maschere del Carnevale in alcuni paesi del centro Sardegna tra cui Mamoiada e Ottana. In questa occasione, ogni anno numerose persone che vivono fuori per lavoro o per studio ritornano nei loro paesi di origine, proprio per partecipare alle celebrazioni dei Fuochi.
Mentre si canta e si balla, durante i Fuochi in tutta la Sardegna si degustano i prodotti prelibati dell’anno: il vino dell’ultima vendemmia e i dolci tipici, insieme ad altri piatti tipici delle feste popolari invernali. Tutte leccornie che vengono offerte in dono sia agli abitanti del paese che ai visitatori venuti da fuori.

.Vacanza Sardegna

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Non perdere questo incantesimo che si avvera soltanto una volta l’anno: il famoso “fogulone” di Torpè.

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